Al Convegno internazionale di Agricoltura Biodinamica di Firenze (27/29 febbraio 2020) nelle sessioni parallele, un momento centrale del convegno in cui le aziende agricole si presentano e si confrontano sulle buone pratiche, si parlerà anche di Apicoltura.
Per questo motivo è con piacere che pubblichiamo il testo che ci hanno inviato i referenti per l’Apicoltura dell’Associazione Biodinamica e coordinatori del gruppo di Verona
L’Apicoltura Biodinamica in Italia
di Davide Caglio, Marco Lattanzi, Renzo Miglioranzi, Luca Mion, Daniele Pustetto
Le api, con la loro preziosa e insostituibile opera di impollinazione, fanno di loro stesse un imprescindibile collaboratore nell’ambito della Natura.
La complessità della loro organizzazione sociale (leggasi “Organismo Alveare”), che si rende manifesta nella straordinaria divisione dei compiti nelle tre diverse caste (api operaie, fuchi e regina), suscita l’ammirazione di ogni essere umano e potrebbe, a pieno diritto, rappresentare un’immagine pedagogica molto efficace se adeguatamente proiettata nello scenario culturale, sociale e politico del futuro.
I prodotti dell’alveare sono da sempre riconosciuti come sostanze medicinali ed integratori alimentari di pregiatissima qualità. In campo medico, sia allopatico che omeopatico, si utilizzano diversi formulati a base di prodotti dell’alveare, utilizzati per un ampio ventaglio di patologie.
L’apicoltura professionale o il “semplice” allevamento delle colonie a fini amatoriali, sono attività fondamentali per la vita degli esseri umani, considerato che il 75% delle varietà vegetali commestibili dipendono dall’opera di impollinazione delle api. Anche altri insetti pronubi partecipano a questa opera di impollinazione, ma il numero delle api è di gran lunga superiore rispetto agli altri insetti: basti pensare che una sola famiglia di api, nel momento di massimo vigore primaverile-estivo, è composta da oltre 50.000 unità, di cui un terzo circa è addetto alla mansione di bottinatrice, quindi, di impollinatrice. Nessun altro organismo animale svolge questo particolare compito con numeri così elevati.
Purtroppo, già dai primi anni del secolo scorso e in misura crescente negli ultimi trent’anni, si sono presentate delle criticità – di vario genere – che hanno fortemente indebolito la resilienza dell’organismo alveare.
Molti sono i fattori che concorrono: le malattie dell’alveare, l’aggressività dell’acaro Varroa Destructor e di altri parassiti o predatori (spesso esotici), i pesticidi vari ed i diserbanti, l’aumento dello smog atmosferico ed elettromagnetico e, non ultime, le mutazioni climatiche. Questi insetti sono molto sensibili al degrado della qualità ambientale, non a caso, vengono utilizzati come “insetti sentinella” per segnalarne le variazioni.
Con animo sincero, oltre a questi fattori di criticità appena menzionati, bisogna ammettere anche le responsabilità e le conseguenze di un allevamento intensivo di stampo industriale: aziende che adottano delle tecniche apistiche molto spinte per accaparrarsi una fetta di mercato e sopravvivere in un sistema economico sempre più feroce e globalizzato. Tanta quantità a scapito della qualità, sia dei prodotti che delle condizioni di vita a cui devono sottostare le api e gli apicoltori stessi.
L’apicoltura biodinamica, come quella convenzionale e biologica, soffre di questa situazione e si interroga sul da farsi, ricercando qualcosa di innovativo, perché ogni pratica conosciuta sembra destinata ad esaurire la sua efficacia.
Come apicoltori Biodinamici ci uniamo agli altri attivisti per sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni politiche internazionali, affinché vengano messe al bando le sostanze velenose utilizzate in agricoltura e cerchiamo di far circolare un messaggio di responsabilità “ecologica” attraverso il “passa-parola” tra i nostri clienti ed i nostri canali socio/culturali.
Sui cambiamenti climatici non possiamo fare molto, ma possiamo sostenere le famiglie nei momenti critici – sempre più frequenti e prolungati – caratterizzati da sbalzi termici, da eccessi di umidità e freddo contrapposti ad eccezionali ondate di calore e siccità. La primavera di quest’anno ha messo in crisi gli alveari dell’Italia intera, da nord a sud e da est a ovest, nessuno escluso!
Nella metodica apistica biodinamica, in particolare nelle situazioni metereologiche critiche, vengono somministrate alle api delle tisane (o delle “pappe” più consistenti) con infusi o decotti tratti dalle classiche piante utilizzate per i preparati biodinamici e con l’aggiunta di altri ingredienti naturali indicati per il sostengono delle necessità e delle circostanze del momento.
Oltre a queste forme di sostegno, si possono qui solo menzionare molte altre azioni che l’apicoltore biodinamico attua per il benessere delle api: l’utilizzo dei telaini naturali (con favi costruiti solo dalle api), l’uso del calendario biodinamico nella scelta delle giornate lavorative, l’utilizzo dei preparati biodinamici negli intorni degli apiari, il rispetto dell’integrità familiare dell’alveare, la libera sciamatura, l’utilizzo di regine da nascita naturale e molte altre…
Con notevole sforzo interiore cerchiamo di rivolgere al positivo anche gli aspetti negativi citati più sopra, guardando con fiducia alla responsabilità ed alla necessità di risolvere alcuni di questi problemi.
Siamo convinti che gli individui, anche se molto capaci, da soli contino ben poco!
Diversamente, siamo convinti che l’unione faccia la differenza e che l’aggregazione volontaria di persone capaci di ascoltarsi e confrontarsi seriamente su questi temi, così gravi e impellenti, sia la migliore strategia possibile.
Riteniamo urgente fare appello alla vivida consapevolezza di tutti su questi argomenti e queste difficoltà che non ricadono solo su di un comparto produttivo settoriale, ma, su tutto il genere umano e su tutta la Natura circostante.
Nel nostro piccolo, grazie al supporto dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, abbiamo dato corpo ad un gruppo di studio e ricerca sulla vita delle api, collegandoci sempre alle indicazioni fornite da Rudolf Steiner nelle conferenze trascritte sul testo “Le Api” O.O. 351 e su altri testi di Antroposofia generale. Ci riuniamo tre o quattro volte l’anno (sin’ora presso la scuola Waldorf di Verona), ci confrontiamo e ci aggiorniamo sulle esperienze vissute. Grazie ai generosi contributi, espressi da ogni partecipante, cerchiamo di comprendere le necessità salutogenetiche delle api, mettendo in atto anche progetti e sperimentazioni che riguardano la forma e la qualità dei materiali delle arnie ed altre idee che possano aiutare le api e gli apicoltori a coltivare la speranza di un futuro migliore.
La finalità di questo gruppo rispecchia la “Filosofia dell’Alveare”: le peculiarità dei singoli sono considerate una ricchezza e la genialità attitudinale un dono: le due sorgenti confluiscono in un’unica corrente, mossa dal calore dell’entusiasmo generato dalla straordinaria cooperazione sociale, rivolta al bene comune.
Uno di questi obiettivi è quello di riconsegnare all’Essere delle api, all’apicoltore e all’Essere umano in generale, la propria dignità, riconducendoli entro i limiti di una vita più sana; una vita collegata ai giusti ritmi che la Natura ci ha conferito, ritenendo l’attuale frenesia quotidiana, intessuta ad ogni livello esistenziale e attitudinale, una forzatura che può sfociare in problematiche di ogni genere e minare la salute psico/fisica.
Il prossimo Convegno dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica che si terrà a Firenze dal 27 al 29 febbraio 2020, potrebbe essere un’occasione per incontrarci di persona e per scambiare esperienze ed opinioni costruttive.
Per meglio indirizzare gli argomenti del Convegno, il comitato organizzativo ha proposto un questionario per raccogliere le preferenze del pubblico: ci auguriamo che le vostre adesioni siano tanto numerose da poter istituire anche la Sessione dedicata alle api e all’apicoltura biodinamica.