Da sinistra: Claudio Serafini, direttore Organic Cities, Carlo Triarico, presidente Associazione Biodinamica, Rossella Bartolozzi, consigliera Toscana Bio, Filippo Fossati, Amministratore Unico Qualità & Servizi
Il 2 e il 3 febbraio scorsi si sono tenute a Firenze due giornate per guardare al futuro di Cibo, Clima e Cultura dell’alimentazione organizzate da Toscana Bio, Organic Cities e Apab, con il patrocinio del Comune di Firenze e con il sostegno di Probios, Qualità e Servizi, Istituto degli Innocenti, delle riviste Terra Nuova e Terra Biodinamica e del Libraccio.
In particolare sabato 3 durante la mattinata, presso la suggestiva cornice della Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, si è tenuto il Convegno dal titolo Cibo e Clima a cui ha partecipato con un suo intervento Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica.
Riportiamo di seguito una sintesi dei principali interventi della mattinata.
Carlo Triarico, presidente Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, spiega l’importanza di ripartire dalle comunità soprattutto ora che il modello agricolo dominante è in forte crisi. Si assiste infatti al crollo della redditività per gli agricoltori, alla volatilità dei prezzi, alle sperequazioni lungo la catena del valore, agli interessi dei poteri forti per manipolare le proteste contro il Green Deal, oltre al fatto che l’80% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli e premia l’agricoltura intensiva. Dobbiamo ripartire dalle comunità come è accaduto alla fine dell’Impero Romano quando l’esperienza Benedettina fu alla base di un nuovo sistema agricolo che dai monasteri si diffuse nelle comunità. Un modello agricolo che è sopravvissuto per secoli, fino a 100 anni fa. Non a caso un secolo fa nasce la proposta dell’agricoltura Bio. Triarico spiega che parlare di agricoltura industriale è una antitesi perché si tratta di due modelli, quello agricolo e quello industriale, completamente diversi. Il modello industriale per sua natura disgrega, produce scarti, mentre quello agricolo è intimamente rigenerativo e quando non lo è perché emula il processo industriale, produce scarti e inquinamento. Un agricoltore che rivendica la dipendenza dai mezzi di produzione prodotti all’esterno dell’azienda è come uno schiavo che rivendica più catene. Il vantaggio che abbiamo è il secolo di sperimentazione sul campo del modello biologico biodinamico, ricco di pratiche e metodi testati nel tempo. Dobbiamo cercare di raggiungere un’agricoltura di sistema e di integrazione, per esempio attraverso i biodistretti, dai quali passeranno i prossimi finanziamenti. Triarico illustra poi il ruolo prioritario e strategico delle mense scolastiche dove si innesca il futuro dell’alimentazione, per provare a creare la domanda di cibo bio, dal basso. E conclude parlando dell’importanza dell’agricoltura 4.0, l’agricoltura ipertecnologica, se finalizzata alla raccolta di dati significativi e funzionali per il raggiungimento degli obiettivi della Farm to Fork e Biodiversità della Commissione Europea, in generale o, per esempio, come supporto informativo per la costituzione dei Biodistretti del cibo.
Claudio Serafini, Direttore di Organic Cities Network Europe, una rete di città fondata a Parigi nel 2018 che raccoglie grandi città come, Parigi e Vienna, ma anche piccole realtà come Loro Ciuffenna, una cittadina di circa 6.000 abitanti in provincia di Arezzo. Il network ha l’obiettivo di far dialogare centro e periferia e ogni anno organizza, al Biofach di Norimberga, un convegno dal titolo “Biologico Città e Campagna” a cui partecipano molti amministratori locali. L’obiettivo a lungo termine delle Organic Cities è che tutti i cittadini abbiano accesso indiscriminato a cibo regionale, fresco, conveniente, stagionale e coltivato biologicamente e dall’altra parte garantire il giusto valore al lavoro degli agricoltori che sono dei custodi, con i loro comportamenti virtuosi, per l’ambiente e la biodiversità. Le azioni che intraprendono città come Parigi o Firenze hanno una risonanza mondiale e per questo sono ancora più importanti. Basti pensare che il sito internet di Organic Cities è visitato prevalentemente da utenti degli USA e della Cina.
Andrea Giorgio, Assessore Ambiente del Comune di Firenze, afferma l’importanza che le città inizino ad assumersi le loro responsabilità rispetto alla transizione ecologica, non più rinviabile. Per arrivare all’obiettivo di neutralità climatica delle città sarà necessario modificare i nostri comportamenti in generale e, per quanto riguarda l’alimentazione, questo può essere attuato con precise food policy, con la costruzione di filiere e biodistretti e facilitando il confronto e le alleanze tra tutti gli attori coinvolti.
A questo proposito Marina Lauri di Anci Toscana racconta come Anci si sia fatto promotore di un “Tavolo delle politiche locali del cibo” per favorire l’incontro tra tutti i portatori di interesse. Al tavolo partecipano amministrazioni locali, associazioni, ricercatori, produttori. Una rete di attori che si confrontano e discutono su quelle che possono essere le politiche da adottare sulle tematiche del cibo. Il prossimo appuntamento sarà a Pisa, presso la Scuola Normale, per il convegno “CibiAmo la Toscana”.
Silvia Canali, consulente giuridico dell’Ufficio del biologico del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dove si occupa in particolare dei Distretti biologici, spiega che attualmente, in Italia, ci sono diversi biodistretti, riconosciuti con le precedenti normative, che convergono all’interno dei Distretti o Comunità del Cibo. Di queste solo alcune però si qualificano come biologiche. Si assiste ad un grande interesse su questa nuova forma di governance territoriale, con possibili finanziamenti dedicati, e uno degli impegni dell’Ufficio del Biologico del Ministero è quello di cercare di dare una identità più precisa possibile ai Biodistretti anche attraverso l’istituzione di un Registro nazionale. Canali illustra il progetto, in collaborazione con il Crea, di un’indagine sui biodistretti italiani nonostante ad oggi la loro identificazione non sia facilissima. Il progetto mira non solo ad individuare i Distretti biologici ma anche a farli dialogare condividendo buone pratiche e progettualità.
Audrey Pulvar, Vicesindaco di Parigi, racconta che a Parigi stanno lavorando sulla riduzione delle emissioni a effetto serra e sul diritto di tutti ad accedere ad una alimentazione sana. Per raggiungere questi due obiettivi hanno lavorato sugli appalti relativi alla ristorazione collettiva (circa 30 milioni di pasti all’anno) per favorire l’acquisto da piccoli agricoltori biologici locali. Ad oggi il 54% delle derrate alimentari della ristorazione dell’area parigina è biologico e sostenibile. Però, avverte Pulvar, queste materie prime arrivano ancora da troppo lontano con un forte impatto ambientale dovuto al trasporto. Per il 2027 l’obiettivo è quello di avere il 100% di prodotti biologici e sostenibili e il 50% di questi prodotti dovrà provenire da un raggio di 250 km da Parigi, aggiungendo al criterio della sostenibilità quello della prossimità. Inoltre, per ridurre le emissioni climalteranti collegate ai trasporti, c’è un progetto per incentivare l’utilizzo della Senna per il trasporto delle merci. Infine racconta Pulvar che sono state attivate altre politiche come quella di zero plastica nelle mense e sono stati creati tavoli di lavoro dove tutti gli attori della ristorazione possono confrontarsi con l’obiettivo di migliorare le produzioni in ottica sostenibile e ottimizzare gli impianti di trasformazione in base alla domanda dei prodotti dei territori. (Scarica qui le slide)
Rossella Bartolozzi, del consiglio direttivo dell’Associazione ToscanaBio per la sostenibilità che ha l’obiettivo della promozione della cultura ecologista e della valorizzazione delle buone pratiche del sistema agricolo ed alimentare biologico e biodinamico, è intervenuta facendo un excursus sulle problematiche relative all’agricoltura e agli allevamenti, anche ittici intensivi. Dall’inquinamento di falde e terreni a causa dell’utilizzo di sostanze chimiche fino all’antibiotico resistenza e all’incremento dei tumori, mettendo anche in luce i viaggi, spesso intercontinentali, che fanno le merci prima di arrivare nei nostri scaffali e la concentrazione nelle mani di pochi grandi gruppi dei maggiori prodotti alimentari. Ecco perché bisogna continuare a lavorare per un’agricoltura naturale, biologica, biodinamica.
Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio, afferma che sebbene le difficoltà degli agricoltori sia biologici che convenzionali siano molte, sarebbe un grave passo indietro eliminare il Green Deal. Lo sforzo ora è quello di spiegare ai cittadini il valore delle politiche Europee. Riduzione dei pesticidi e degli antibiotici e aumento della superfice agricola biologica i pilastri fondamentali per la transizione verso un sistema agricolo e alimentare sostenibile. E uno studio di Ifoam stima che arrivare ad avere il 25% di terreni agricoli biologici nell’Ue porterebbe ad una contrazione del 15% delle emissioni totali di gas serra prodotti dall’agricoltura e ad un aumento della biodiversità del 30% sui terreni agricoli biologici. Inoltre, la conversione al biologico determinerebbe la riduzione del 90-95% dell’uso dei pesticidi, consentendo così di raggiungere la diminuzione del 50% del rischio e dell’utilizzo dei pesticidi chimici entro il 2030. Avvicinare i cittadini agli agricoltori è fondamentale per comprendere le responsabilità reciproche.
Livia Pomodoro, Cattedra Unesco Università Statale di Milano, evidenzia l’importanza, in questo particolare momento, di tener conto di tanti fattori e delle ragioni di tutti. Il profitto serve ma un profitto senza anima distrugge le società, afferma Pomodoro. Dobbiamo impegnarci nella ricerca, nel comprendere se il sistema attuale ha le fondamentali capacità educative e al tempo stesso comprensive delle esigenze di tutti. Per questo è importante relazionarsi con le comunità e consolidare l’attuale tendenza a porre attenzione all’agricoltura. L’auspicio è un mondo costruito, con l’impegno di tutti, secondo i criteri dell’economia circolare, criteri che partono dalla terra e ritornano alla terra. Conclude illustrando il Progetto In Cammino, un pellegrinaggio laico ed etico su temi fondamentali come la cultura, l’arte e l’economia sostenibile, presupposto per un dialogo e una cooperazione costruttiva tra gli uomini.
Filippo Fossati, Amministratore Unico di Qualità & Servizi, un’azienda interamente pubblica che dal 2005 opera nel settore della ristorazione collettiva, in particolare scolastica. L’azienda distribuisce una media di 8.000 pasti al giorno in 70 scuole (nidi, infanzie e primarie). Vi lavorano 50 cuochi che creano e realizzano le ricette e 10 operatori della qualità che impostano i menù. Dal 2017, Qualità e Servizi ha iniziato a seguire una nuova filosofia di lavoro, passando da una ristorazione scolastica di tipo semi-industriale a una di eccellenza, fondata su un modello di “economia circolare” e sui principi cardine di Slow Food: “buono, pulito e giusto”. Con i produttori locali Qualità & Servizi lavora sui fabbisogni futuri, incentivando la sostenibilità delle tecniche agricole e la diversificazione dei prodotti. Il 62% delle materie prime è biologico ed è stata eliminata la plastica per il confezionamento e la distribuzione dei pasti. Per il trasporto sono utilizzati mezzi elettrici e tutto il prodotto non distribuito viene indirizzato alla ristorazione sociale.
Erano presenti all’incontro anche alcuni rappresentanti di enti pubblici e biodistretti. Tra gli altri Marcello Carli, Consigliere della Citta di Trento, Agnese Protasi, Assessore della Città di Spoleto e Paolo Santachiara del Biodistretto Reggiano.